7. Mediterraneismo musicale come compromesso

La "mediterraneizzazione" della musiqa mizrahit (latente nel nome "Azyt") è strettamente legata alla crescente "israelizzazione" e "rockizzazione", come esemplificato nelle canzoni dei più famosi cantanti mizrahi della fine degli anni novanta e dell'inizio di questo decennio: Eyal Golan, Sarit Hadad e Amir Benayun. Queste canzoni sono una riuscita mescolanza di mizrahi e di pop occidentale (per esempio disco music). Il "costo" culturale di questo successo è stato, oltre al venir meno del sound mizrahi delle origini, il diluirsi del senso di identità che per lungo tempo era stato associato a questa musica. I musicisti che rifiutarono di annacquare la musiqa mizrahit classica in favore di un sound mediterraneo più morbido, e che alla fine degli anni novanta continuavano a produrre musiqa mizrahit simile a quella degli anni settanta, pagarono questa scelta col persistere nella marginalità, nell'inferiorità, e furono etichettati come israeliani di corrente non tradizionale.

La distinzione fra i significanti yam tikhoni (mediterraneo) e mizrahi (orientale) in relazione allo stesso genere di musica riflette l'ambivalenza del mizrahiyut israeliano in generale. La "storia" della musiqa mizrahit può essere letta in termini di "resistenza" e "sovversione". Si potrebbe sostenere che la musiqa mizrahit sia in realtà un'autentica espressione di ribellione del mizrahiyut contro la sua marginalizzazione e la sua inferiorità entro la cultura israeliana. Di conseguenza, il successo e il passaggio di musicisti quali Golan e Hadad all'etichetta di "Mediterranei" possono essere interpretati come appropriazione della musiqa mizrahit da parte dell'israelianità dominante, e come adeguamento agli schemi e agli interessi della corrente principale della musica pop israeliana, ovvero il rock israeliano. In altre parole, il successo di Golan e di Hadad può essere interpretato come un venir meno delle originarie tensioni sovversive della musiqa mizrahit.

Se si considera il forte impegno degli artisti e dei produttori di musiqa mizrahit nei confronti della cultura nazionale israeliana, la "mediterraneizzazione" generale della musica pop israeliana può essere tuttavia interpretata come un obiettivo raggiunto. I commentatori della musiqa mizrahit hanno ripetutamente sostenuto che questa musica è israeliana, e che l'interesse nei suoi confronti deve essere riconosciuto come legittimo e autentico. Se si tiene presente che la musiqa mizrahit si è trasformata in musiqa yam tikhonit ed è divenuta l'elemento più importante del pop israeliano, che musicisti mizrahi/yam tikhoni quali Avihu Medina e Zohar Argov sono stati canonizzati a israeliani per eccellenza, sarebbe difficile interpretare questa situazione come fallimento culturale. L'impeto nazionalista alla base della musiqa mizrahit aveva raggiunto lo scopo che si era prefissato: portare la musiqa mizrahit, sotto l'egida della musica mediterranea, nella corrente principale della musica pop israeliana e della mediterraneizzazione del sound pop in Israele.

I "nuovi giornalisti" militanti interpretano il venir meno dell'interesse del pubblico verso la musiqa mizrahit mediterraneizzata, e il fatto che essa sia stata ampiamente accettata dai media, come una minaccia alla sua autenticità primordiale. Dato che l'egemonia culturale in Israele è rivolta a occidente, la musiqa mizrahit deve mantenere, secondo questi critici, il suo ruolo di opposizione. I giornalisti rock si sono preoccupati della capacità della musiqa mizrahit di attrarre un vasto uditorio nel momento in cui assumeva il significante mediterraneo. Nella raccolta Ha-ossef ha-yam tikhoni (La collezione mediterranea), un cofanetto di quattro CD curato da Shimon Parnas, l'esponente principale della corrente di musiqa mizrahit/yam tikhonit presso la radiotelevione israeliana, pone la domanda retorica: "La guerra di culture [fra rock della corrente principale e musiqa mizrahit/yam tikhonit] nel pop israeliano è finita?" Risposta:

Chi non sia passato dalla vecchia stazione centrale degli autobus di Tel Aviv negli anni sessanta, settanta e ottanta troverà in questa raccolta una valida introduzione al vari trend e ai vari aspetti di questa musica, che era chiamata con nomi quali musiqa mizrahit and musiqat qassetot (musica su cassetta) prima di conquistarsi il suo nome attuale: musiqa yam-tikhonit (musica mediterranea)…

Dal punto di vista musicale, le canzoni esprimono bene il desiderio della maggior parte dei creatori di musiqa yam-tikhonit di conquistarsi una posizione centrale. La storia della musiqa yam-tikhonit in Israele è una breve storia di rabbia e di offesa, di anelito alla legittimazione e di volontà di creare un legame con i centri del potere della cultura popolare e della società israeliana in generale.

Tutto questo è molto bello e armonioso, ovviamente, ma per amore delle generazioni future è il caso di ricordare che in circostanze meno commerciali, sarebbe stato possibile fare un'altra antologia. Lo spirito di fraternità che pervade queste registrazioni non può nascondere né le relazioni conflittuali fra alcuni dei musicisti inclusi nell'antologia, né il fatto che vi siano state delle esclusioni. (Gidi Avivi, "Mitga’age’im la-beyahad", Ha’aretz, 23/4/1997 [Desiderio di integrazione])

Questi recenti accostamenti alla musiqa mizrahit mettono in luce un ulteriore paradosso. Mentre si celebra ciò che sembra essere l'accettazione definitiva della musiqa mizrahit quale legittima espressione dell'israelianità mediterranea, vi è la consapevolezza della perdita di autenticità. Mediterraneismo significa in questo contesto che i musicisti mizrahi hanno fatto concessioni per adeguarsi alle richieste tecnologiche ed estetiche dell'industria musicale pop israeliana di gusto occidentale.

Il significante mediterraneo, per concludere, è una caratteristica costante del discorso israeliano sulla musica fin dagli anni quaranta. Poiché in una prima fase sembravano costituire una scelta fra est e ovest, o si presentavano come una serie di particolari tratti musicali percepiti come tipici della musica orientale, tutte le forme di mediterraneismo musicale in Israele possono essere lette come fuga della condizione israeliana dalla difficile situazione mediorientale. Incuneata al centro del mondo arabo-islamico, con buona parte della popolazione costituita di ebrei provenienti da paesi arabi o di arabo-palestinesi, la cultura israeliana rivolta a occidente si trova a dover fronteggiare costantemente le sfide provenienti dalle aree limitrofe. L'israelianità guarda quindi a occidente, e parte per un'avventurosa odissea che inizia dalle amene rive del Mar Mediterraneo, il cui infinito orizzonte, visto dalle spiagge di Tel Aviv, appare come un rifugio dalla rabbia anti-israeliana proveniente da est. In questa prospettiva, il mediterraneismo musicale, nelle sue varie manifestazioni, è sempre stato una strategia per evitare la completa assimilazione alla cultura araba, mentre al tempo stesso ha avuto la funzione di sviluppare un senso di appartenenza alla confusa area culturale mediterranea, che non è completamente europea.


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