1. Panorama storico - resoconti ufficiali e rapporti di viaggio
 

L'entroterra dalmata - parte integrante della regione della Dalmazia, nel sud della Croazia, di cui sto studiando la musica - è stato teatro di eventi storici tumultuosi, che hanno influenzato direttamente la cultura musicale di questo popolo. È una regione prevalentemente abitata da una popolazione chiamata morlacchi Morlaki o valacchi Vlaji che vive di allevamento. Il termine Morlacchi viene per la prima volta menzionato in alcuni documenti del 1352 (Novak 1971: 580; Gulin 1997: 82), sia come toponimo che come il nome della popolazione nativa, prima romanizzato e poi slavizzato, ed è distintivo a vari livelli: indica i cristiani (invece dei musulmani), i contadini (invece degli abitanti della città), e gli abitanti dell'entroterra (invece delle popolazioni delle coste e delle isole) (Gulin 1997: 82) (1). È affascinante apprendere quante guerre abbiano spazzato questa regione relativamente piccola durante gli ultimi due millenni, quante persone ci si siano stabilite, quante se ne siano andate o siano semplicemente scomparse, e quante culture abbiano lasciato le loro tracce in una popolazione che è di origine illirica, romanica, e slava. Non si devono omettere le religioni, che hanno fatto sentire la loro presenza nella storia di questa regione - politeismo, cattolicesimo romano, ortodossia cristiana, e l'islamismo. Le tracce di tutto ciò possono essere viste anche oggi nei nomi dei villaggi come Islam Grcki e Islam Latinski (2) che designano abitanti di religioni diverse e, indirettamente, di affiliazioni etniche differenti. Eppure, questi fattori non hanno influenzato il loro modo comune e molto simile di comunicare attraverso la musica.

Per farmi un'idea migliore della cultura dell'entroterra mi sono messo, fin dall'inizio della mia ricerca, ad esaminare i rapporti ufficiali e le relazioni di viaggio del XVIII e XIX secolo. L'obiettivo originale di questi scritti era di natura politica - informare il governo per il quale lavoravano gli scrittori (sia veneziano che austro-ungarico) sul modo di vivere delle popolazioni che abitavano sull'instabile confine veneto-ottomano, e tentare di preannunciare quale sarebbe stata la loro reazione nel caso di interventi militari. Queste relazioni si riferiscono di solito a tre gruppi che vivono nella regione - isolani, abitanti della costa (Boduli), e abitanti delle montagne (Morlaki, Vlaji). Agli ultimi vengono date le caratteristiche tipiche dell'immaginario "nobile selvaggio" di Rousseau (Goulin 1997: 84): sono forti, tenaci, festosi - ma sinceri, ospitali, onesti, nobili, e di fiducia.


MSF (festival internazionale di folklore) a Zagabria, gruppo folklorico del villaggio di Gljev (Sinj)

I lettori italiani vennero a contatto con la cultura dell'entroterra dalmata alla fine del XVIII secolo attraverso racconti di viaggio. Il termine Morlacchismo morlacchismo implica la ricezione europea delle informazioni sull'entroterra dalmata del XVIII secolo, cioè, sui costumi, credenze, stile di vita di questa popolazione, e sulla sua cultura musicale (3). Viaggio in Dalmazia di Alberto Forti e il suo capitolo "Modi dei Morlacchi", del 1774, e Biljeske o putu po Dalmaciji opata Alberta Fortisa [Note sul viaggio attraverso la Dalmazia] dell'abate Alberto Fortis, del 1776, furono i primi due lavori principali di questo tipo di letteratura. Contenevano descrizioni dettagliate sulla vita dei morlacchi e furono tradotti in varie lingue europee. Questa barbara barbara gente era descritta con termini come naturale, non toccata dalla civilizzazione e intatta, antica, originale, senza educazione, e ospitale, calda, amante delle armi, con un senso fantastico dell'orientamento e superstiziosa (4). Leggendo questi testi si può capire l'atteggiamento dei morlacchi verso la musica, che faceva parte della loro vita di tutti i giorni. Gli elementi più ricorrenti sono le descrizioni di canzoni e di situazioni nelle quale compaiono dei canti. Tutti gli autori hanno messo in rilievo l'atteggiamento dei morlacchi verso il canto, che praticavano con entusiasmo: "cantano quando viaggiano, mangiano, lavorano o parlano, li puoi sempre sentir cantare... quando viaggiano durante il giorno, e in particolare la notte, tutti i morlacchi cantano sempre, ma quando ci sono molti di loro insieme, di solito si alternano nel cantare" (Lovric 1948[1776]: 65).

Gli scrittori ammiravano le canzoni dei morlacchi, ricche di immagini accese e di immaginazione, che avevano un grande effetto sulle anime degli ascoltatori. Tutti gli scrittori di quel periodo ebbero la stessa impressione di questa musica - uno stile di musica indefinito, selvaggio e primitivo, che non poteva essere paragonato ai fenomeni musicali ai quali loro erano abituati. Mentre Fortis notò "un fenomeno unico di poesia e musica" (Fortis 1884[1774]: 185), Yiarte descrisse il loro modo di fare musica come un "fenomeno artistico amorfo" (Yiarte in Dobronic 1915: 8), l'impressione di Noe fu di "un qualcosa che non si può descrivere" (Noe in Dobronic 1915: 8), Petter descrive "una musica diversa dallo jodel e dal suono del flauto" (Petter 1857: 200), e Carrara "notò elementi orientali" (Carrara 1846: 183) in questo canto popolare delle montagne. Provenendo da quest'area, Lovric ebbe un approccio meticoloso al canto e al modo di fare musica dei morlacchi e descrisse anche il comportamento degli ascoltatori durante la performance e il loro atteggiamento verso altre musiche:

"Le loro orecchie - rispetto all'armonia - sono organizzate in un modo che, per sentirsi a loro agio con la musica, hanno bisogno di un suono come quello al quale si sono abituati, e quest'abitudine è diventata parte della loro natura. E la verità di questo si può riscontrare nel fatto che la musica italiana del più alto livello è per loro noiosa, nello stesso modo in cui la musica morlacca è noiosa per gli italiani" (Lovric 1948[1776]: 194) (5).

Lovric ha criticato Fortis per il fatto di non essere riuscito "a notare che alcuni costumi sono cambiati" (Lovric 1948: 58). Lovric si accorse di molti cambiamenti in vari aspetti della vita di tutti i giorni ed ebbe anche coscienza della dimensione temporale (allora - ai vecchi tempi; di recente - oggi), asserendo che alcuni costumi erano cambiati, mentre altri erano stati "aboliti". Inoltre, Lovric notò più cambiamenti al livello dei possedimenti di quello che non fece Fortis - cambiamenti che si riflettono sulla vita sia culturale che sociale.

Fra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, i ricercatori danno molta attenzione allo stile e ai tratti musicali del canto, anche se essi non discutono i cambiamenti nelle forme musicali e nel modo di fare musica di quel periodo.


Avanti | pagina principale