7. Conclusioni
 

Mettendo da parte la questione della funzionalità, l'interrelazione fra la cultura del palcoscenico e le attività popolari, e l'originalità o altro degli idiomi contemporanei, resta il fatto che molta della produzione di materiale dei gruppi è, in un modo o in un altro, riconoscibile come corsa. Dietro alla retorica ci sono vene tangibili di parentela che legano molti dei fiori più esotici (se non tutti) ad un complesso comune di radici. Chiedersi in che modo queste offerte sull'altare della cultura corsa si qualifichino come un'evoluzione logica e legittima della tradizione è, forse, farsi la domanda sbagliata. Mentre il mondo sembra girare sempre più velocemente, la nozione stessa di "tradizione" diventa sempre più problematica.

Gli aspetti dell'opera contemporanea descritti nel presente articolo possono, forse, essere considerati nei termini di una "nuova estetica", un concetto introdotto da Stekert (1993) nella sua analisi del folk revival negli Stati Uniti e applicata a quei musicisti che non volevano direttamente imitare o emulare esecutori tradizionali ma che, piuttosto, cercavano di sviluppare uno stile sintetico che, se attingeva da forme tradizionali (e anche dalla musica classica, pop, e jazz) e si situava in opposizione a generi "pop" più commerciali, allo stesso tempo, rappresentava una cultura musicale separata che si manifestava principalmente negli ambiti dell'esecuzione formalizzata, malgrado fosse descritta come "popolare" o "tradizionale". Qui è utile fare un parallelo con la "nuova estetica" della musica corale bulgara rappresentata da vari ensemble di stato con il loro repertorio di materiale arrangiato, ricomposto e composto in un idioma riconoscibile - che è stata, dopo tutto, fra le ispirazioni di gruppi come Les Nouvelles Polyphonies Corses (12). Anche se la dislocazione di tale materiale dal contesto "popolare" è riconosciuta, l'estetica di questo stile rimane nettamente bulgara ed è infatti il suono che molti pubblici del mondo, in mancanza di conoscenze più profonde dei generi rurali tradizionali, assocerebbero con la Bulgaria.

Anche basandosi sul modello di Stekert, dobbiamo comunque riconoscere che - come si è visto all'inizio della discussione - coloro che operano nel linguaggio della "nuova estetica" corsa non sono esclusi dalle tradizioni "popolari" dalle quali attingono la loro sostanza: a differenza del gruppo della "nuova estetica" del revival americano, essi non provengono da classi, razze, e territori differenti. D'altra parte, si deve notare che, malgrado il successo pubblico, rimangono una minoranza numerica: la maggioranza è formata da testimoni, più che esecutori, di questa nuova estetica che, in vari modi, minaccia di offuscare un'estetica più antica, che mantiene ancora il suo posto nella loro vita di tutti i giorni.

Nel frattempo, questa nuova estetica continua ad evolversi. Con il tempo si vedra` se, fra queste manifestazioni, ce ne saranno alcune che, invece di essere viste in retrospettiva come una fase del passato, resisteranno e col tempo avranno la forza di presentarsi come possibili candidate all'etichetta di "tradizionali". E` probabile che, alla fine del XXI secolo, il concetto di tradizione sara` comunque inutile o irrilevante.


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