Funzionamento del discorso e del controdiscorso

Questo rapida escursione attraverso i testi delle chikhat, dalla prospettiva privilegiata dell'espressione femminile, ci permette di intravedere il discorso e il controdiscorso presenti, più o meno coerenti col dialetto sociale dominante, e più o meno trasgressivi. Sotto una struttura enunciativa apparentemente contradditoria pare che si riveli un sistema che richiede una lettura dinamica delle canzoni. Questo viene articolato attraverso diversi moduli che consistono di relazioni bipolari e pluripolari.

Il compianto costituisce il nucleo espressivo. E' il rapporto lucido ed infelice di un malessere imputabile a vari fattori: ad un primo livello vi sono il destino, l'ingiustizia sociale, la maldicenza, e la supremazia maschile sulle donne; ad un altro livello, che costituisce di per sè una conseguenza del primo o un tentativo fallito di compensazione, vi sono l'amore infelice, la trasgressione vissuta con difficoltà, i tormenti dell'alcool e delle veglie notturne.

I tentativi di una risposta parziale si intrecciano con tali lamentele: da un lato vi sono le riparazioni strutturali delle norme antiche, la ricerca di solidarietà tradizionali e il ricorso alla dimensione sacra; da un altro lato troviamo l'abbandono dei limiti della norma, l'indifferenza alle chiacchiere e la solidarietà reciproca delle emarginate.

Al di là di queste risposte puntuali si elabora un controdiscorso basato sull'edonismo (l'erotismo, l'alcool, la riunione di amici), l'affermazione ugualitaria del desiderio e delle decisioni amorose, nonché l'invito a trasgredire. Questo controdiscorso tratta quasi interamente dell'amore e dell'alcool, e offre solo una rivolta vaga in opposizione agli elementi sociali che costituiscono il primo livello del lamento: il destino e l'ingiustizia sociale. Non è inteso né come ideale per la società, né come progetto per la trasformazione di questa. E' piuttosto sintomatico dell'emergere di certe ideologie: quella della libertà individuale - da cui deriva l'uso frequente di ana (me) e dei verbi "volere" e "desiderare" - e quella del piacere - amore libero, accesso all'alcool e libertà di movimento.

Questo fragile polo di resistenza e controproposte, in risposta alla segregazione sessuale ed alla proibizione di certi comportamenti - ancora più fragile visto che tende a riferirsi ad un ghetto esistenziale, "la gente della mehna", e alla sua sottocultura - è puntellato dalla forza di affermazione di una vitalità che ha trovato adesso una massiccia espressione mediatica.

La profusione di questo impeto vitale è in grado di influenzare un'opera "dall'interno" con le immagini create dagli stessi ascoltatori, sospesi tra modelli diversi di identificazione ed esposti a pressioni ideologiche esogene di derivazione occidentale (immagini dell' "emancipazione" attraverso il consumo materiale, immagini della coppia piccolo borghese). Oltre alla funzione tradizionale delle canzoni d'amore e del compianto, specchio di un'infelicità sociale - liberamente ammessa - e di impasse sociale, è possibile creare un dialogo tra le aspirazioni, ora diversificate, delle donne "comuni " e i "fiori del male" - messaggio ambiguo - di queste straordinarie donne "devianti", note come chikhat?


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