2. Il discorso del Raï femminile

Ho selezionato, in un repertorio esclusivamente femminile di oltre 1500 versi, i temi ricorrenti delle canzoni che riguardano la vita emozionale femminile così come viene vista dalle chikhat: compianti, risposte, e controproposte. E' un bricolage attorno alla norma, tra i valori del passato, l'importazione di un presente di provenienza esterna e l'invenzione di una nuova identità sospesa tra il dolore ed il piacere, la trenodia ed il libertinaggio, la morbosità maschile e la vitalità vittoriosa.

Il compianto, il lamento

Il nucleo della canzone femminile è il pianto, l'esalazione di un dolore. E' l'aspetto più convenzionale di questa poesia, erede in questo di tutta la lirica amorosa maghrebina, che è una poesia dell'amore sfortunato, del mal d'amore, dell'assenza e della contrarietà. La tradizione è tuttavia rivoluzionata dalla nudità dell'espressione e dal modo di descrivere la sensazione fisica del dolore.

La sofferenza viene espressa soprattutto con l'immagine dell'ardere e dello sgretolamento del corpo:

"Ahimè, il mio cuore si consuma ed arde e cuoce sulle braci." (Rimitti)

"O, le mie membra si disfano!" (Fedéla/ Saharaoui)

"L'amore è un verme, vive nelle ossa." (Fedéla/ Saharaoui)

"Sono diventata nera, appassisco e la disperazione mi domina." (Zahwaniya)

La specificità del Raï del compianto deriva anche dalla relazione - attraverso la contiguità - tra il dolore in amore, l'ingiustizia sociale, e la dominazione delle donne illustrata nei testi:

"Mi hanno soffocata [detto di una ragazza a cui non è permesso di uscire], mi hanno fatto torto, mi hanno fatto del male, mi hanno accusata." (Habiba el Kebira)

"Mi hanno detto: 'nuota', e non sapevo nuotare." (Rimitti)

"Oh, la madre di un unico figlio: muore di sete per strada.
[Non è un sostegno sufficiente]
Oh, ha solo una cosa a sostenerla, devo aiutarla!" (Rimitti)

L'uomo è di solito rappresentato come una creatura egoista e manipolatrice:

"Ahimè, il mio ardere è unico, e lui, lui si farà crescere delle penne." (Zahwania)

"Sono così sincera con lui, eppur mi tradisce!" (Zahwaniya)

L'ingiustizia sociale è spesso espressa sotto forma di pettegolezzo maligno. I passi imperniati intorno alla domanda "di cosa non hanno ancora spettegolato?" sono innumerevoli.

A volte si suggerisce un rimedio: l'indifferenza. Bisogna resistere e rispondere col disprezzo:

"Tutti quelli che fanno pettegolezzi non mi feriscono,
è come il vento sulla montagna." (Rimitti)

Vi è tuttavia un grande senso di impotenza di fronte al destino avverso ed alla mala sorte. Emergono delle immagini marine ad illustrare la fatalità negativa:

"Dio dei due mondi, dov'è la mia sorte?
La mia sorte è perduta, divorata da un pesce nel mare." (Rimitti)

Di fronte a stenti e ingiustizia, l'atteggiamento solito è di ritornare a norme ideologiche:

"Una donna che è senza uomo, è certo che venga disprezzata." (Zahwaniya)

 Un altro atteggiamento concomitante è il desiderio di riattivare la solidarietà tradizionale:

"Volevo stabilire legami [esterni alla famiglia] e
mi sono resa conto che erano nemici"; seguito dall'urlo:
"Povera me, portatemi mio padre!" (Djiniya el Kebira)

In un altro brano la stessa cantante grida:

"Hanno visto la mia spalla abbassarsi, mi hanno schiacciata."

Aggiunge nella stessa canzone:

"Le mie spalle sono fredde, non ho sostegno,
sono sola e infelice";

Finalmente giunge il medesimo grido:

"Voglio vedere mio padre!" (Djiniya el Kebira)

Un'altra soluzione riservata a chi tradisce in amore è fare ricorso a vecchie pratiche religiose popolari (la magia, il culto dei santi):

"Andrò a visitare Sidi Khaled e lui mi renderà giustizia." (Djiniya el Kebira)

"Porterò il mio amore al Wali (santo) perché lo giudichi." (Zahwaniya)

In concomitanza con gli appelli al passato e alle norme ancestrali, vi è un'esplorazione dei limiti della trasgressione morale, secondo il modello dell'adultera che viene colpevolizzata. L'espressione della colpa non costituisce comunque l'elemento più importante: lo spazio della canzone permette di accedere al piacere fantastico mediante l'espressione della trasgressione. Piùl'enunciazione è forte, maggiore è il tipo di piacere per l'ascoltatore che si proietta nella trasgressione enunciata:

"Il mio amore ha figli, che io lo prenda è peccato." (Zahwaniya)

"Oh, colui che è sposato, perché ne sono divenuta cliente abituale (amante carnale)?" (Rimitti)

"Oh, l'abitudine! Il mio amore ci ha abituato al mercato nero (all'amore illecito)." (Zahwaniya)

La corruzione delle donne ad opera degli uomini è espressa nella canzoni con la metafora delle "abitudini", eufemismo che connota abitudini sessuali, il bere, o varie perversioni sociali.

"Lui ha cattive abitudini e degrada le mie." (Rimitti)

Le donne possono essere le vittime più o meno consenzienti di corruzione da parte del proprio amante:

"Amore mio, la strada è lunga, dove mi porti?" (Zahwaniya)

"L'amore mio mi frusta, ed i miei nemici stanno a guardare; Dio gli farà pagare tutto ciò che mi fa!" (Zahwaniya)

A volte la situazione è persino peggiore, quando i sentimenti non sono presenti e si esercita solo la forza maschile. Anche in questo caso non bisogna trascurare la dimensione fantastica, mirata ad un pubblico maschile. Le restrizioni imposte alle donne si possono esprimere con un'immagine erotica:

"Hanno chiuso tutte le porte dietro di me, e mi hanno fatto bere quattro ricard." (Zahwaniya)

La vittima può effettuare una decolpevolizzazione-vendetta mediante il rifiuto della responsabilità, prerogativa dell'uomo:

"Per Dio che mi vede, amore mio, i miei peccati ti perseguiteranno!" (Zahwaniya)

In altri esempi, la libera scelta e l'emergere di un'individualità volontaria accompagnata da una coscienza infelice sono invece manifesti nell'espressione della responsabilità:

"Mi sono cercata tutto ciò che mi è successo, volevo soffrire ed ora soffro." (Zahwaniya)

La cantante può anche professare la convinzione che il suo comportamento deviante sia sintomatico di una data epoca o di una vita travagliata.

"Cambio, rinuncio, tradisco, mi mescolo." (Hab Lahmeur)

La sua malasorte ed il suo sconforto morale trovano in gran parte sollievo nell'alcool che fa dimenticare:

"Lasciatemi bere così che mi liberi della mia lucidità.
Che c'è di meglio per cancellare le tracce di
'colui che cancella' [il vino]?" [Rimitti]

Il bere può però causare ulteriori sofferenze. Se l'elogio del vino è uno dei temi classici della poesia araba, ciò che tuttavia rende originale il canto Raï su tale tema è la nozione chiave della sua ideologia, elmehna, concetto sovraccaricato di significati. Se ci si riferisce al dizionario (Beuassier 1958: 921), la radice verbale significa : "causare la morte per intossicazione da alcolici, fare ubriacare, causare la morte, riempire". Il primo significato del sostantivo elmehna è relativo a questa idea: si riferisce ad una "gran bevuta" o "baldoria". Sono comunque menzionati altri due significati più ampi: da un lato, la parola significa "travagli", "tormenti"; dall'altro è uno dei termini con cui si può designare la persona amata, l'oggetto di desiderio e di tormento amoroso.

Nel testo Raï si riuniscono una miriade di evocazioni dolorose, di un compiacimento disperato, sullo stato dei partecipanti alla "baldoria" della mehna.

"Oh voi che vi ubriacate e vivete nel tormento
delle grandi bevute, la morte è meglio per voi!" (Rimitti)

"Questa è la gente della mehna
Hanno distrutto le proprie vite." (Rimitti)

"Oh strada dei tormenti! La strada dei tormenti mi porta lontano
e l'altra [strada] mi riporta indietro! O strada dei tormenti!" (Rimitti)

"Lasciatemi in questa baldoria, da quaggiù ho visto il mondo
e l'aldilà!" (Fadéla)

Nel Raï vi sono diverse interiezioni di compassione sacrificale come "sfortuna per me, ma non per il mio amore". Una delle versioni piùelaborate è:

"Oh Raï, con una fiamma ardo il tuo cuore, ma con due consumo il mio." (Fadéla)

A volte emerge però una rozzezza ribelle:

"Oh, coloro che non compatiscono la mia mehna, auguro loro
il mio fuoco!" (Rimitti)

Persino mentre si dipana il lungo compianto relativo alle ingiustizie inflitte dalla società - la devastazione causata dall'amore, le torture inferte dagli uomini, la sofferenza e la colpa, i tormenti della mehna - si sviluppa un discorso completamente differente all'interno del medesimo testo, secondo il principio compositivo già menzionato della contiguità paratattica, di un certo edonismo, e di un'espressione vitale d'individualità.


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