Conclusioni

 

L'attuale battaglia dei fondamentalisti islamici contro lo spettacolo è basata su una rigida dottrina religiosa che bandisce molte forme di arte e di intrattenimento. I locali notturni sono luoghi corrotti dove regna il vizio e dovrebbero essere chiusi. I matrimoni dovrebbero essere celebrati in modo segregato. Solo i cantanti maschi dovrebbero esibirsi accompagnati da pochi strumenti musicali. Tutte le esibizioni femminili dovrebbero essere bandite dalla scena e dallo schermo. Cantare ai matrimoni in un contesto esclusivamente femminile è permesso. Mentre cantare davanti ad uomini, anche se vestite con modestia e senza fare movimenti di accompagnamento, è un lavoro difficoltoso.

La liceità delle esibizioni femminili dipende dalla misura in cui esse provocano il pubblico maschile. La voce femminile ha già il potere di eccitare ma il corpo della donna tenta anche di più il pubblico maschile. Il punto cruciale della questione è la percezione del corpo femminile in quanto altamente erotico, come la quintessenza della sensualità. Questa costruzione fa delle esibizioni femminili inevitabilmente una questione sessuale. Il sesso al di fuori del contesto legale del matrimonio è un peccato grave.

La concezione religiosa dello spettacolo ha grande influenza e le artiste la interiorizzano in forte misura. Esse sono contente quando le circostanze permettono loro di smettere di esibirsi, e, come Ibtisam, possono "pentirsi di fronte a Dio". Esse hanno atteggiamenti ambivalenti nei confronti del mondo dello spettacolo: da una parte, condividono il giudizio sulla natura seduttiva del corpo femminile e sulla peccaminosità della loro attività; dall'altra parte, si pongono come persone rispettabili e rifiutano di vergognarsi della loro professione. Esse sono d'accordo con la maggior parte degli egiziani sul fatto che nella vita di ogni giorno dovrebbe esserci "un'ora per Dio e un'ora per il cuore".


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